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Dimensioni dell'impressione

Ulan Xueling

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2020-05-30

ULAN – Dimensioni dell’impressione


Solo da poco tempo Ulan Xueling ha iniziato il suo percorso artistico come pittrice, ma sin da bambina Ulan è un’artista a tutto tondo nel campo del canto, e del “bel canto”. Questo suo essere interprete della tradizione canora della sua terra, ha profondamente influito sull’espressività pittorica che si evince dai suoi prima lavori. Lavori che non di rado riconducono alle storie raccontate nelle yurte dai nonni ai nipoti, alle leggende mongole dove gli eroi sono uomini e donne speciali, personaggi avvolti da una “aura” che li contraddistingue e che definisce le loro capacità soprannaturali.  Un antico detto mongolo recita:
“Andremo da Dio, lo saluteremo e se si dimostra ospitale resteremo con lui altrimenti risaliremo a cavallo e verremo via”

In effetti, l’opera L’uomo e il cavallo (24,7*20,8) illustra perfettamente il detto, e ci comunica che col suo cavallo il mongolo  può raggiungere anche Dio, può scegliere se restare con lui o ritornare alle praterie e sottolinea, inoltre, che l’ospitalità è sacra. In effetti per un popolo nomade, l’accoglienza è un “dovere” vitale al quale non è possibile sottrarsi, dovere che purtuttavia deve sottomettersi a regole dettate dalla tradizione. Infatti, come in tutte le culture, anche nella cultura mongola esistono tradizioni e credenze così pregnanti che ancora oggi vengono rispettate e tutto questo a convincerci di come l’invisibile faccia parte del quotidiano, lo guidi e lo regoli.
“Avevo istruito tutti sulla necessità di non calpestare la soglia dell’entrata della gher (la yurta) per non portare sfortuna alla famiglia (frate Bartolomeo nel 1254 aveva rischiato la morte per questo gesto)” (Elena Zabo: agosto 2017)…… L’opera Presenze (13*13) ne è la rappresentazione più evidente, tutti quegli occhi che ci guardano, alcuni amorevoli, altri sospettosi, altri ancora a incutere timore, ci fanno pensare a reali presenze invisibili che ci accompagnano dalla nascita alla morte.
Ulan ha nel cuore questi volti di esseri invisibili eppure tra noi che lei “vede” e disegna (forse anche in modo inconscio) con l’aura visibile perché ne vuole esprimere il carattere, le capacità soprannaturali, il loro esserci guida e, a guardar bene, la loro presenza tra di noi ancora oggi. Tra le altre, ne sono esempio le opere (89*79) (53.5*54) Per questo, anche quando riproduce il volto di personaggi come Einstein o Leonardo, non parla di loro come di semplici personaggi che hanno fatto il loro tempo, ma come di “esseri superiori” che ancora sono presenti e continuano a influenzare la società moderna.
Significa che Ulan è riuscita ad aprire quello che molti chiamano “il terzo occhio”, “la sede dell’anima”, “il centro spirituale” col quale vedere e comprendere il mondo che ci circonda? Vedendo le sue opere e credendo nel terzo occhio, sembrerebbe proprio che Ulan lo possieda e ne rappresenti le visioni nelle sue opere. In quello che possiamo definire autoritratto, (65*47) ci guarda sorridente invitandoci a comprendere e ad accettare che non bisogna solo guardare, ma bisogna “vedere”  per diventare un tutt’uno col visibile e l’invisibile a completare se stessi.
In questo suo primo periodo Ulan utilizza una tecnica scarna, solo pastelli su tavola e su carta, e ha ben scelto, infatti in questo modo riesce a esprimere l’urgenza di comunicare il proprio sentire, le proprie emozioni senza filtri, ma con una sacralità vissuta in prima persona, quasi religione. Lo dimostrano le opere esposte, tutte, nessuna esclusa, opere che per se stesse illustrano l’immediatezza del tratto, del gesto, senza inutili fronzoli o accademia rendendoci in questo modo le vere dimensioni dell’impressione, cioè i diversi livelli, le diverse sfaccettature dell’emozione.
Anche nel prossimo futuro Ulan sentirà la necessità di farci gustare opere che utilizzino supporti e tecniche diverse, cosa giusta e facilmente prevedibile, sono certo che saranno nuovi strumenti (che pur resteranno solo strumenti) che comunque le permetteranno di esprimere, con una forza dirompente, quanto il suo cuore e soprattutto il suo “terzo occhio” possono vedere. Per comprenderlo basterà soffermarsi qualche minuto sull’opera La Primavera che indubbiamente rappresenta l’unione dell’uomo con la natura, primavera che ogni anno si ripresenta a portare speranza, rinascita, mentre garantisce la perpetuazione della vita facendoci comprendere a fondo come la morte altro non sia che il ricominciare.

Alberto Trebeschi

Ulan Xueling

Ulan Xue Ling, laureata presso l’Università delle minoranze di Pechino e professoressa di prima fascia, ha ricevuto vari premi nazionali su temi musicali e di teatro. Nel 2013 a Pechino è stata insignita della medaglia d’oro per l’insegnamento dal Ministero dell’Educazione della Repubblica Popolare Cinese. Si è esibita più volte in concerto presso l’Ambasciata d’Italia a Pechino con l’orchestra dell’Operetta di Trieste e in Italia  a Gorizia, a Bari, a Napoli e a Trieste. Nel 2015 presso la Tsinghua University di Pechino ha  presentato musiche da lei composte su alcuni capitoli del Daodejing di Laozi.

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