online exhibition

Confine Illimitato

Primarosa Cesarini Sforza

On View
2020-05-16

Ogni immagine un racconto


Un racconto lieve, intenso, a volte surreale, non sempre gioioso. Figure evanescenti, di solito infantili, appena sagomate, tra forme naturali e oggetti comuni. Con una tessitura che integra disegno, pittura e ricamo, Primarosa crea una spazialità astratta, sospesa, dove appunto convivono diversi elementi, figurativi e non. La trama narrativa, e non descrittiva, consiste nell’accostare immagini estremamente attraenti, che pur appartenendo alla realtà, fiori, animali, oggetti, sagome umane, ci trasportano in un mondo inanimato, fantastico, dove ogni cosa ha valore in sé, ci suggerisce una storia di pura invenzione. E come il nonsenso e la bizzarria fino all’assurdo del matematico Lewis Carroll acquistano un andamento logico nella scrittura, fino quasi al verosimile, la sospensione delle immagini, l’assenza di un legame coerente (un uccello che trattiene con il filo un pesce / aquilone, fiori sospesi che stillano, sedie tirate fino all’estremità del foglio, conigli neri che sbucano, lunghi steli fioriti che avvolgono, minacciosi, le figure, sagome ripetute, sovrapposte…) ritrovano, in Primarosa, sul foglio di carta e sulla tela una equilibrata disposizione, una più naturale presenza.
Ma, come ha notato Patrizia Ferri in un bel testo dedicato all’artista in occasione di una mostra alla Galleria Giulia (2006) c’è qualcosa di inquieto in questa magia: “il nostro lato oscuro … che si insinua come un’ombra all’interno di noi stessi”. I disegni, ma soprattutto le tele, sono a volte ricoperti da una trama di fili di seta, cuciture, ricami che definiscono una figura, oppure lasciati liberi ad indicare un labirintico intrico che disegna ulteriormente l’immagine o la scompone,rendendo ancora più enigmatica la raffigurazione. Questi fili colorati hanno anche un effetto pittorico, si intrecciano e si annodano con una evidente gestualità (complessa gestualità) che ne è all’origine, naturale e istintiva come la pennellata.
I disegni, belli ed essenziali, rivelano la leggerezza della mano, i fondi bianchi ottenuti con l’acrilico creano uno spessore e una lucentezza che i fili colorati e l’acquarello esaltano. Disegni che hanno la grazia di un verso poetico, con pochi elementi in uno spazio rarefatto, particolarmente intenso.
Tutta la complessità del lavoro di Primarosa appare nei dipinti in cui il ricamo, oltre a tracciare i contorni delle figure, compone alcune immagini, elementi colorati, ritoccati dalla pittura, che a volte, come i rami fioriti, si prolungano nel disegno. Quindi, una manualità applicata ai diversi interventi, ricamo, disegno, pittura, applicazioni più che collage, ritagli, tutte tecniche che richiedono la massima abilità, ma, all’origine, una idea ricca di fantasia e di sensibilità. Una elaborazione lenta, ritengo, e complessa dove ogni minimo intreccio, ogni frammento di immagine che si forma via via nel procedere del lavoro deve essere attentamente controllato ed equilibrato al fine di una visione complessiva.
Al di là di una apparente naturalezza, quindi, la sperimentazione di un linguaggio che combina diversi elementi, e che nasce da quel principio che Klee definiva “l’interiorizzazione visuale”. Sia pure nelle evidenti differenze, non pochi sono gli elementi di poetica che a mio parere collegano il suo lavoro a Klee: la purezza della forma e la complessità dei significati, la conoscenza e l’interpretazione della natura come dimensione immaginaria, lo stadio infantile come origine dell’arte.
Infine, i libri / diari di Primarosa, la parte più personale, più intima che l’artista riempie di dettagli, di cose e di oggetti, frammenti, pensieri, figure ritagliate, disegni, accumulati in un ordine anche casuale ma con una precisa idea compositiva. Nello scorrere le pagine di questi libri in carta spessa, quasi antica, si rilegge, in modo più semplice e immediato, la sua poetica che prende dalla realtà immagini e soggetti per interiorizzarli e trasformarli in un contesto onirico.
Claudia Terenzi

Primarosa Cesarini Sforza

Per Primarosa Cesarini Sforza l'arte è un mezzo per dar voce a sentimenti sotterranei, tessendo racconti che sembrano nascere dall'inconscio e rivolgersi ad esso, portando avanti un complesso lavoro di definizione d'identità femminile e artistica attraverso un'attività continua a partire dagli anni '60. Sviluppando una personale poetica del frammento l'artista esplora universi di cose comuni, tracce di realtà rivissute al di fuori di una visibile coerenza ma piuttosto osservate attraverso una totale libertà di percezione e di associazione. Con una tessitura che integra disegno, pittura e ricamo, l'artista crea una spazialità astratta, sospesa, dove convivono diversi elementi, figurativi e no. Il suo lavoro risulta così un personale archivio dell'imaginazione che invita chi lo guarda ad abbandonarsi alla dimensione estetica delle immagini proposte, che pur provenienti dalla realtà, fiori, animali, oggetti, sagome umane, ci trasportano in un mondo fantastico dove ogni elemento ha valore in sé e ci sussurra una storia di pura invenzione.

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